La Grotta Polesini, esplorata e studiata da Antonio Radmilli negli anni ’50, è uno dei più rappresentativi complessi iconografici italiani della fine del Paleolitico.
Gli oltre 30.000 strumenti litici del Paleolitico superiore rinvenuti nella grotta sono stati conferiti presso il Museo Pigorini dell’EUR, dove accolgono il visitatore in una delle prime stanze dell’illustre struttura museale.
Purtroppo, da circa un decennio è calata una misteriosa coltre di silenzio sulla Grotta Polesini.
Quella che per anni è stata una meta fissa di tante scolaresche della zona di Tivoli e Guidonia è oggi fuori da ogni circuito scolastico e, cosa ancor più grave, turistico.
Oggi chi si vuole avventurare alla ricerca della grotta, si trova di fronte a un cancello con il cartello “PROPRIETÀ PRIVATA”.
Sarebbe opportuno valorizzare questa leggendaria risorsa turistica e storica che in ogni senso segna l’inizio della persistente vocazione industriale dell’area tiburtina attraverso alcuni interventi a impatto limitato quali:
- L’individuazione degli interlocutori istituzionali e privati (centrale elettrica) per la riapertura dell’area archeologica
- il ripristino dei percorsi turistici
- il recupero delle politiche di collaborazione e comunicazione con il Museo Pigorini
In basso una veduta aerea a distanza di due anni che evidenzia gli effetti della costruzione della centrale idroelettrica sull’area della Grotta Polesini: